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Chiesa
di Santa Croce
a Bosco Marengo

La chiesa, a croce latina, ha un’unica navata con dieci cappelle intercomunicanti ai lati.Nel transetto si trovano il Mausoleo di San Pio V, voluto da lui stesso per potervi essere sepolto, l’altare Maggiore con il Crocefisso ligneo, il Coro ligneo del Gargioli, la pala del Giudizio Universale di Giorgio Vasari, l’altare di San Domenico e l’organo.

Pala d’altare:
Le mistiche nozze di S. Caterina da Siena


Pittore attivo a Roma - 1575 -1585

Pala d’altare:
Il battesimo di San Paolo


Pittore attivo a Roma - 1575

Pala d’altare:
Sant’Antonino libera un’indemoniata


Pittore attivo a Roma 1575 - 1585
La scena è ambientata in Santa Croce, sullo sfondo si può notare il preesistente altare maggiore progettato da Giorgio Vasari e smembrato nel 1710.

Pala d’altare
L’adorazione dei Magi


Giorgio Vasari - 1566-’67
“Tornato dunque a Fiorenza, e per averlomi Sua Santità comandato, e per molte amorevolezze fattemi, gli feci, sì come avea commessomi, in una tavola l’Adorazione dei Magi, la quale come seppe essere stata da me condotta a fine , mi fece intendere che per sua contentezza e per conferirmi alcuni suoi pensieri, io andassi con la detta tavola a Roma, ........”
Così Giorgio Vasari ne “Le Vite” parla del quadro che possiamo ammirare a Santa Croce, quest’opera, quindi, prima di essere collocata in Santa Croce potè essere vista da San Pio V che successivamente commissionò a Vasari la realizzazione della “macchina d’altare”, la grande pala per l’altare maggiore di Santa Croce.

pala d’altare:


Artista lombardo, (Carlo Preda ?) - 1673 -’74

 

L'urna sepolcrale, parte del mausoleo di San Pio V, nel 1672 in occasione della beatificazione del Papa, fu rimossa e collocata nell'attuale posizione.
Sotto l'urna l'epitaffio dettato da Pio V:

PIVS PAPA V BOSCHENSIS EX FAMILIA GHISLIERIORUM
ORIUNDUS ORDINEM PRAEDICATORUM PROFESSUS DIEM
MORTIS VNIVERSALIQVE RESVRRECTIONIS PRAE OCULIS
HABENS A DIE ASSVMPTIONIS SUAE AD APICEM APOSTOLATVS
MONVMENTVM ISTVD ERIGI MANDAVIT PRO CADAVERE SUO
REPONENDO QVANDO DIVINAE CLEMENTIAE VISVM FVERIT
IPSVM AB HOC SAECVLO NEQVAM ERIPERE

(Il Papa Pio V, boschese, della famiglia Ghislieri, dell'ordine dei predicatori, avendo presente inanzi a sè il giorno della morte e della universale resurrezione dal giorno della sua elevazione al più alto grado dell'apostolato, fece erigere questo monumento perché vi fosse posto il suo cadavere quando fosse piaciuto alla divina clemenza di toglierlo da questo mondo corrotto)

Veduta del transetto destro col mausoleo di San Pio V
Giannantonio Buzzi ? - 1571

Ricostruzione virtuale del mausoleo di San Pio V

Pio V desiderando essere sepolto a Santa Croce, nel suo paese natale, vi fece erigere il proprio monumento funerario. Il desiderio del pontefice tuttavia non fu rispettato e le sue spoglie sono custodite in Santa Maria Maggiore a Roma.
Non si sa con certezza chi sia l’autore di questo nobile mausoleo; parrebbe un lombardo residente a Roma, forse Giannantonio Buzi da Viggiù. Di sicuro si sa che le sculture e alcune parti architettoniche vennero inviate al Bosco da Roma.
Nel 1744 l’urna funeraria, in marmo rosso, posta alla base del monumento, fu rimossa e collocata nella parete di fronte, al suo posto fu realizzato l’altare tutt’ora esistente.
In alto è figurato San Michele che abbatte il demonio, al centro Pio V orante dinnanzi a Cristo risorto, ai lati le statue della Fede e della Carità.
Nella fotografia del transetto si può notare la grande tavola di Giorgio Vasari raffigurante il Martirio di San Pietro Martire e a sinistra del mausoleo un’altra tavola di Vasari raffigurante i Santi Domenico e Antonino, già facenti parte del grande polittico dell’altare maggiore smembrato nel 1710.

Avendo apprezzato assai l’Adorazione dei Magi Pio V diede a Vasari l’incarico di fare “per l’altar maggiore di detta chiesa del Bosco, non una tavola come s’usa comunemente, ma una macchina grandissima, quasi a guisa d’arco trionfale, con due tavole grandi, una dinanzi e una dietro ed in pezzi minori circa trenta storie piene di molte figure” (G. Vasari – ricordanze).L’opera fu completata già nel 1569, l’aspetto originario della “macchina” è riprodotto nel dipinto che si trova nella cappella di Sant’Antonino e in un disegno dello stesso Giorgio Vasari conservato nel museo del Louvre a Parigi. Nel 1710 per onorare la canonizzazione di San Pio V i frati smembrarono l’intera opera (in legno dorato) sostituendola con l’attuale altare di marmo, la tavola principale, il “Giudizio Universale”, e la corrispondente un tempo rivolta vero il coro raffigurante il martirio di San Pietro Martire assieme ad altre due raffiguranti Santi domenicani sono esposte nella chiesa, altre dieci piccole tavole della bottega del Vasari saranno il nucleo centrale del futuro museo Vasariano ricavato nei locali del convento.Il grande crocifisso ligneo che sovrastava la “macchina”, opera di Angelo Marini detto il Siciliano, è posto sull’attuale altare maggiore.

Crocifisso - Angelo Marini - 1569

 

Angelo Marini detto Il Siciliano e di Giovanni Gargioli1571

Il coro a doppio ordine di stalli è opera di Angelo Marini “il Siciliano” e di Giovanni Gargioli. Il rilievo centrale figura San Michele Arcangelo che abbatte il demonio. Ai lati bassorilievi con Santi e gli stemmi di Pio V, del nipote Cardinale Bonelli e dell’ordine Domenicano.

particolare dello stallo centrale "San Michele uccide il demonio"

Già tavola principale dell’altare maggiore

Giorgio Vasari - 1569
Cornice lignea intagliata e dorata
Pietro Girolamo Chiara - 1710

La miglior descrizione della tavola è quella del Vasari stesso, che annota avervi figurato in alto la gloria de’ Santi intorno a Gesù Cristo; et sotto gli angeli con tutta la passione (gli strumenti della passione) e San Michele che divideva i buoni dai cattivi.
La cornice è stata eseguita da Pietro Girolamo Chiara quando, nel 1710, la grande tavola è stata posta nell’attuale collocazione a seguito dello smembramento dell’altare maggiore


 

Altare in marmo opera del marmoraro Giulio Tencala realizzato nel 1672-73 in occasione della beatificazione di Pio V.
La pala d’altare di autore milanese (Carlo Preda ?) realizzata nello stesso periodo dell’altare raffigura San Domenico con Santa Caterina e Santa Maria Maddalena

Pio V donò alla chiesa di Santa Croce un grandissimo numero di reliquie, racchiuse in prezionsi reliquiari. Per custodirle degnamente , fu destinata questa cappella, si fece fare un apposito reliquiario grande in legno, con nicchie predisposte a contenere i vari oggetti preziosi.
Questa specie di grande scansia in legno fu fatta nel 1590 ma la cappella nelle dimensioni attuali fu terminata nel 1608.
Delle moltissime reliquie che conteneva non ne restano che poche; le altre furono disperse o distrutte


La cappella era anticamente dedicata a San Vincenzo,. Nel 1673-74, in occasione della beatificazione di Pio V fu stabilito di mutarne, o piuttosto ampliarne la dedica per venerarvi cinque nuovi Santi e Beati dell’ordine Domenicano. La pala d’altare figura infatti un gruppo di Santi Domenicani.
L’autore della pala è lo stesso che fece i dipinti per gli altari di S. Domenico e di S. Rosa cioé probabilmente il milanese Carlo Preda.
L’altare fu rinnovato per la parte architettonica nel 1734 in forme analoghe a quelle dell’altare dei Re Magi.

Pala d’altare:
Madonna del Rosario o della vittoria di Lepanto

Grazio Cossali - 1597
Il grande altare ligneo che domina il fondo della cappella reca le armi del cardinale Michele Bonelli e dell’Ordine domenicano. Nella pala d’altare in alto sono figurati la Madonna del Rosario tra i santi Domenico e Caterina da Siena, in basso Pio V con alle spalle il nipote Cardinale Bonelli e sulla destra Filippo II di Spagna e il doge veneziano Mocenigo. L’altare celebra la vittoria di Lepanto nella quale la Lega voluta da Pio V con Spagna e Repubblica Veneziana sconfisse nel 1571 la flotta turca.

Pala d’altare:
L’apparizione di Gesù a San Tommaso D’Aquino

Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo

La pala d’altare fu eseguita alla fine del cinquecento da Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo, l’altare in legno fu fatto fare da frate Giovanni Battista da Bologna nel 1600
La cappella di San Tommaso, ai lati paramenti a piccolo punto (lavoro monastico della fine del sec. XVII)

Pala d’altare:
L’apparizione della Vergine a San Giacinto

Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo - fine ‘500

La pala d’altare fu eseguita alla fine del cinquecento da Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo, l’altare in legno fu fatto fare da frate Giovanni Battista da Bologna nel 1600 .

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    dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 17
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